Curiosità

  • Luca Mazzanti, neo-procuratore per le nuove leve

    Luca MazzantiBeh, in verità non è proprio così, Luca Mazzanti, ex professionista del pedale, non si limita soltanto a seguire i giovani emergenti per fare avere loro buoni contratti, nel suo carnet ci sono anche atleti affermati, come Sonny Colbrelli, Filippo Pozzato. Manuel Bel­letti, Andrea Fedi, Eugert Zhupa e altri, mentre fra le nuove leve figurano Lorenzo Fortunato, Vincenzo Albanese, Simone Velasco, Nicolò Pacinotti e così via.

    Luca Mazzanti, nato a Bologna il 4 febbraio del 1974 e che ha iniziato a correre nei giovanissi­mi nella Pianorese, da professionista ha vinto una decina di corse e per uno che svolgeva pre­valentemente mansioni di gregario non è poco. Ha cessato l'attività nel 2013 e da allora non ha più corso.

    "Infatti ho smesso, spiega, anche se in bici ci salgo ancora ma per puro divertimento. La passione è passione e non la si dimentica tanto facilmente. Adesso impiego il mio tempo per cercare di trovare casa a quei corridori che non hanno un contratto. E' un lavoro che mi soddisfa molto".

     

     

  • Metti una sera a cena a casa di Pietro Arbizzani

    Davvero una bella cenetta in casa di Pietro con ottimo prosciutto San Daniele e un vino bianco, pignoletto e verdicchio, che andava giù che era un piacere (una cenetta preparata dalla moglie Carla purtroppo scomparsa dopo lunga malattia a 69 anni mentre il libro andava in stampa).

    Ovviamente fra un bicchiere e l'altro si è parlato dei tempi andati, di quando Pietro correva (ha vinto più di una cinquantina le gare) e di aneddoti interessanti ne sono saltati fuori a iosa. Vicende felici ma anche tristi. Tristi come quella che nel 1963 gli impedì di passare al professionismo a causa di un incidente in alle­namento che lo costrinse a restare al Rizzoli per sei mesi. "Avevo già il con­tratto in tasca per andare alla Salvarani assieme a Ronchini e Pambianco ­spiega Pietro —, ma quell'incidente me lo impedì. Successe che nel ritiro in riviera andai a scontrarmi con un'auto e la mia carriera ciclistica si chiuse lì".

  • Quando Giorgino Guazzaloca faceva il tifo per Coppi

    Giorgio GuazzalocaUna simpatiche foto di fanciullezza quanto meno singolare estratta dall'albo dei ricordi di Luigi Lodi, presidente del team di ciclismo che porta il suo nome.

    Scattata sulla spiaggia di Viserba nei primi anni 50, si vedono due cuginetti di circa dieci anni: uno è Luigino, tifoso di Bartali; l'altro Giorgino, tifoso di Coppi.

    E al riguardo le maglie che indossano sono eloquenti.

    La curiosità sta nel fatto che Giorgino un giorno diventerà un personaggio molto noto: sindaco di Bologna. Sì, proprio lui, Giorgio Guazzaloca (primo cittadino di Bologna dal 1999 al 2004).

     

     

     

  • Quando uno studio legale diventa museo di bici

    Manlio D'Amico

    Il riferimento è allo studio dell'avvoca­to Manlio D'Amico nella centralissima via Farini di Bologna.

    Come accennato sopra, D'Amico è il presidente dello lus Bologna, la squadra degli avvocati, ma­gistrati e notai ciclisti e ricopre la stes­sa carica anche nel Pedale Piascistico fondato nell'ottobre del 1986 e arrivato a spegnere trenta candeline. D'Amico è dal 2015 anche il presidente naziona­le dell'Aimac ed è stato procuratore fe­derale della federazione ciclistica italiana per dodici anni. Ora è coordinatore del Magazin "Toghe in Tuta", la rivista delle associazioni sportive dello lus. Nel suo studio il ciclismo è in grande evidenza.

     

  • Quattro fratellini sui pedali: i Kajamini

    Per la verità, i fratelli sono tre più una sorellina, al secolo, Jonathan Joseph, Sebastian David, Florian e Annaluna.

    Tutti hanno iniziato a correre nella Pianorese fra i giovanissimi restandoci anche da esordienti. Passati fra gli allievi sono an­dati alla San Lazzaro. Questo, però, vale solo per Jonathan e Sebastian, perché Flo­rian e Annaluna la maglia della Pianorese la indossano ancora: il ragazzino corre ne­gli esordienti e la piccola nelle giovanis­sime. Fra le due società esiste un accordo ben preciso, nel senso che quando gli atleti passano allievi, automaticamente vanno a infoltire il sodalizio sanlazzarese, dato che quello pianorese non va oltre gli esor­dienti. Vediamoli da vicino i quattro "talentini", ma non prima d'aver detto che la loro mamma è olandese e il padre un italo-siriano.

  • Quei quattordici bolognesi sulle rampe dell'ostico Kapelmuur

    Erano in quattordici i bolognesi che nell'aprile del 2010 partirono dalla nostra città, lancia in resta, per prendere parte al Giro amatoriale delle Fiandre (Belgio) affrontando con coraggio il temutissimo "pavé", ma soprattutto sca­lando il Kapelmuur, la breve ma proibitiva salita pendenze che sfiorano il venti per cento.

    Quegli ardimentosi pedalatori bolognesi erano Stefano Baiesi, Massimo Monari, Paolino Dall'Olio, Ermes Sinibaldi, Loredano Comastri, Alberto Fre­gni, Tommaso Lipparini, Giorgio Guidi, Martino Manzini, Ivano Musiani, Mauro Lari, Libero Odaldi, Antonio Serenari e Norma Trifase Minerva.

    Quest'ultima non si staccò mai dai compagni d'av­ventura ricevendo alla fine della scalata i meritatis­simi complimenti.

     

     

  • Shangrilà, indumenti in pelle, bigiotteria e tanto ciclismo

    Questo negozio si trova al numero tre di via Cesare Battisti, a Bologna, ed è gestito da Elisabetta Mondini, figlia di corridori purtroppo scomparsi di recente.

    Giorgio Mondini era il padre e Renata Sancini la madre: le loro 'storie pedalatorie' si leggono a parte. In questo negozio l'aria ciclistica si respira a pieni polmoni, poiché oltre ai pregiati indumenti in pelle e la bigiotteria d'autore sapientemente esposti, le foto in bici di Giorgio e Renata tappezzano le pareti. Del resto quel punto vendita fu proprio Giorgio ad aprirlo assieme alla moglie e tutte le creazioni artigianali sono opera di loro due e del figlio Alessandro, fratello di Elisa­betta. Peccato che il 31 dicembre del 2015 questo singolare negozio abbia chiuso i battenti.

  • Strade Bianche, ovvero Piccola Roubaix

    Strade Bianche di MordanoSulla prima edizione delle Strade Bianche di Mor­dano organizzata dalla Nuova Placci non potevamo chiudere gli occhi.

    Una gara spettacolare per dilet­tanti Under 23 che si è svolta sabato 25 marzo scorso e che ha avuto ai nastri di partenza 153 atleti di nazionalità diverse (Italia, Russia, Gran Bretagna, Colombia, Polonia, Ucraina, Lituania, Marocco, Alba­nia, Slovenia, Repubblica di San Marino, Australia e Nuova Zelanda) e che è stata vinta dal russo Roman Kustadinchev della Rusvelo con un arrivo a braccia alzate. Al secondo posto si è piazzato Matteo Moschetti della Viris Maserati a 9" e al terzo, Federico Sartor della Colpak. Una corsa magnifica, detta Pic­cola Roubaix per l'impegnativo percorso (17 settori di sterrato, pari a km.21,300) e messa al via in modo esemplare.

    No, non potevamo ignorarla, anche perché la so­cietà organizzatrice risiede nel comprensorio territoriale imolese. Una società nata nel 1992 e che ha avuto juniores interessanti. Da diversi anni La Placci non è più sulle strate con gli atleti, ma organizzativamente c'è ancora come dimostra la gara "Strade Bianche" che ha messo al via. Alessandro di titoli non ne ha vinti, ma può vantare oltre una sessantina di successi.

    Chiusa l'attività pedalatoria, almeno riguardo alle gare, poiché in sella ci salgono ancora, ma per puro divertimento, nel 1987 hanno creato un'azienda di im­pianti tecnologici d'avanguardia denominato Tulipano. Davvero in gamba in bici e sul lavoro.

     

  • Tutto bene per Marco Landi, ma quanta paura!

    Marco Landi

    Beh, definirla una curiosità è quantomeno improprio, visto che è stata sfiorata la tragedia, ma poiché tutto si è risolto bene, questa notizia inseriamola in questo contesto.

    Il riferimento è al ventunenne Marco Landi (è nato a Bologna il 25 novembre 1996 e abita a Pianoro) il quale nella gara per i dilettanti che si è svolta a fine febbraio a San Bernardino di Ravenna è stato vittima di una caduta andando a sbattere contro un paletto di ferro che l'ha costretto al ricovero in ospedale col rischio di perdere un rene.

    Fortimatamente tutto si è risolto bene per il bravo under 23 che indossa la maglia dell'Oplà. Ne siamo felici e gli auguriamo di risalire in sella pre­sto e a continuare a vincere. Ricordiamo che nel 2014, quando militava fra gli juniores, vinse il titolo regionale su strada.

     

     

     

  • Un regalo inaspettato per David Colgan

    David ColganUn altro momento significativo ricavato dall'albo dei ricordi: la bici con la quale Da­vid Colgan, ex San Lazzaro, ex Calderara, ex Ravonese ed ex Filmop, ha iniziato a correre.

    Dice lui: "Per il trentacinquesimo complean­no ho ricevuto da mamma e papà un regalo inaspettato: la mia prima bici da corsa dello storico telaista bolognese Patelli e rimessa a nuovo.

    Mi fu regalata il giorno di Natale del lontano 1990, inizio di una grande passione trasmessa da mio padre Stephen James Col­gan che mi ha insegnato, e che continua ad in­segnarmi tanto sulle due ruote! Il mio grande "Sole", Debora Boschin, ha completato il tut­to con un'opera d'arte, come solo lei avrebbe saputo fare".

     

  • Una "storica" Ceretolese

    Ceretolese foto storicaSiamo nel lontano 1976 e la foto in questione è della Ceretolese, dove compaiano atleti di quell'epoca e precisamente, Paolo Ganzerli, Mirco Grossi, Moreno Cap­poncelli , Stefano Vignoli, Gil­berto Bellucci e Franco Chini.

    Va tenuto presente che Mirco Grossi per un breve periodo è stato presidente del comitato bolognese della federazione ciclistica; Moreno Cappon­celli è stato un valente pistard (Tricolore nel 1981 nella velo­cità e nell'open e tre anni dopo nel keirin) e Franco Chini del­la Ceretolese è l'attuale presi­dente.

    Nella foto da sinistra: Paolo Ganzerli, Mirco Grossi, Moreno Capponcelli Stefano Vignoli, Gilberto Bellucci, Franco Chini

     

     

  • Velodromo bolognese perché non ci sei più?

    Velodromo di BolognaE' un vero peccato che a Bologna non ci sia più un velodromo. Cen'era uno sorto negli anni venti ma è stato smantellato nel '96 per far posto ad un parco.

    Duran­te l'ultima guerra il magnifico "tondino" venne colpito da un'incursione ae­rea da parte degli anglo-americani e non è più stato ripristinato. S'era parlato di costruirne uno nuovo sui Prati di Caprara, ma poi non se n'è fat­to nulla. Peccato perché chi è nato pri­ma del disastroso conflitto non ha mai dimenticato le superbe riunioni che si svolsero su quella pista, soprattutto i formidabili testa a testa fra gli indimen­ticati Bruno Loatti e Pietro Linari, due big dello sprint. Il velodromo bolognese fu anche teatro di diversi arrivi di gare su strada e memorabile fu quello della tredicesima tappa del Giro d'Italia del 1934 che vide il successo di Giuseppe Olmo della Bianchi su Remo Bertoni della Legnano: i due lottarono spasmo­dicamente fin sulla fettuccia rossa. Uno sprint altamente spettacolare.

    Non essendoci più a Bologna una strut­tura per le gare in pista è stato deciso di adibire quella di Cento di Ferrara intito­lata a Corrado Ardizzoni per lo svolgi­mento delle manifestazioni felsinee, un impianto splendido, ma fuori dei nostri confini. Ne sorgerà negli anni a venire uno all'ombra delle Due Torri? Sono in tanti a sperarlo.

     

  • Walter Malavolta, Massaggiatore Azzurro

    Walter Malavolta

    Nel ciclismo, l'opera del massaggiatore è fondamentale.

    In particolare nei giri a tappe, ogni sera le sue mani devono rimettere in sesto le gambe dei corridori, scio­gliendo l'acido lattico e i nodi che si formano nelle fibre muscolari, per rimetterli in grado di ripetere lo sforzo anche il giorno dopo, e così per molti giorni.

    Le mani esperte di Walter Malavolta, nato a Modena il 14 maggio 1912 e deceduto a Bologna il 19 luglio 2006, hanno alleviato le fatiche dei polpacci di Coppi, Mo­ser, Fondriest, e molti altri. Massaggiatore azzurro e di grandi squadre ciclistiche come Vittadello, Ferretti, Torpado, Gis, Magniflex, Filotex, Vibor, Campagnolo, Gazzola. Anche i muscoli del giovane Pantani, dilettante della Giacobazzi, sono stati accarezzati dalle sue 'mani di velluto'.

    Lavorò al seguito della squadra azzurra in Olimpiadi e Campionati del Mondo, e poi i Giri d'Italia, i Tour de France, le Vuelte spagnole, Giri d'Abruzzo, di Campania, del Lazio... "Oltre una trentina di Giri d'Italia e altrettanti Tour", ricorda il figlio Franco. "Mio padre era lontano da casa per almeno sette mesi. Da una Vuelta portò a manifesto di una cor­rida lo fece incorniciare e ci appiccicò sopra i suoi tesserini sportivi di massaggiatore". Masseur, ­"masajista Vitadello come diceva il tesseri­no della Vuelta a Espana" del 1967. Nel 1971 era nella squadra Ferretti quando il suo portacolori, lo svedese  Gosta Pettersson, vinse il Giro d'Italia.