Curiosità

  • "Strade Bianche", pedalata storica da Mordano a Mordano

    Strade BiancheLa pedalata d'epoca che ci accingiamo a illustrare è partita da Mordano di Imola per ritornarci dopo un'ottantina di chilometri transitando per Castel San Pietro, Dozza Imolese, Imola e diverse località in terra romagnola.

    Si è svolta in notturna nel luglio del 2015 e ha avuto 118 iscritti, tutti rigorosa­mente in sella a bici e in abbigliamento d'altri tempi. Praticamente un revival del ciclismo pioneristico organizzato dalla nuova Placci del presidente Marco Selleri e intitolato "Strade Bianche": una bella iniziativa che ci augu­riamo possa venire riproposta.

     

     

  • A Zola Predosa c'è un ristorante ricco di cimeli

    Ravioli ai tartufi, squisite tagliatelle ai funghi porcini, fragranti crescen­tine e tante altre leccornie gastronomiche al Ristorante Parco dei Ciliegi di Zola Predosa gestito da Giuseppe Guidotti, pedalatore avvezzo a lunghi spo­stamenti, soprattutto in Europa.

    Il locale in questione, va detto che è anche la sede della ci­clistica Nuovo Parco dei Ciliegi pertanto è naturale che al suo interno lo sport del pedale occupi un posto di primo piano. Foto, coppe, maglie im­portanti che gli atleti di questo sodalizio amatoriale hanno indossato sono lassù, in alto, in bella vista.

  • All'Arida Caffè di "Biccio", aperitivi, tramezzini e...

    All'Arida Caffè, a Bologna in via Vittorio Veneto 17, si gustano aperitivi d'autore e tramezzini sfiziosi, ma soprattutto si parla di ciclismo poiché il titolare, Fabrizo Pedini, detto "Biccio", è un cicloamatore dei più appassio­nati e può vantare ottimi risultati, come testimoniano le oltre trenta gare vinte.

    E' un velocista, diciamo così, alla Cavendish, tenendo ovviamente conto delle proporzioni. Purtroppo per lui, però, sulle salite boccheggia e questo notevole handicap l'ha sovente penalizzato, soprattutto nelle gare più agguerrite, dove sono in palio i titoli nazionali su percorsi tutt'altro che piatti. Per la cronaca, nei Tricolori del 2012 e del 2014 si classificò al se­condo posto. Beh, non male.

     

     

  • Alla trattoria Passo della Futa lo sport del pedale è di casa

    E' proprio così poiché il titolare, Vittorio Poletti, è stato un ciclista vin­cente.

    Nel 1955, pochi anni prima di attaccare la bici al chiodo (l'ha fatto alla fine del 1962, come si leggerà a parte) ha sposato Carla Sozzi che ge­stiva quella trattoria storica, nata nel 1890 per iniziativa del nonno (per la verità secondo Poletti la data di apertura risalirebbe addirittura a venti anni prima).

    E di storico, in quel locale, c'è anche il ciclismo che vi si rispira, poiché una parete è tappezzata di foto che ritraggono Poletti a braccia alzate mentre taglia vittorioso diversi traguardi. Insomma, anche lassù, in cima alla Futa, lo sport del pedale è di casa: sovente Poletti riceve le gradite visite dei vecchi compagni di squadra che sanno di poter trascorrere con lui ore in allegria, bevendo ottimo chianti e gustando cibi caserecci e prelibati (squisita la cro­stata di more fatta da Carla).

     

     

  • Anche il GP Tricolore è andato in pensione

    Purtroppo è così, dopo il Trofeo Pizzoli, la Bologna - Raticosa, la cronoscalata Bo­logna - San Luca e la Milano - Bologna, tutte gare per i dilettati, anche il G.P. Tri­colore per gli allievi è stato messo in soffitta.

    Una gara storica che andava in scena (pardon, in strada visto che era in linea) il 25 aprile, purtroppo non c'è più. Nata nel 1938 ha chiuso i battenti nel 2015. Una competizione di tutto rispetto che ha avuto vincitori eccellenti, con in prima fila il grande Ercole Baldini (1951), vincitore nella gara in linea alle Olimpiadi di Melbourne (Australia) del 1956, del Giro d'Italia del '58 e del Mondiale di Reims (Francia) su strada nello stesso anno.

  • Angelo Nannini, al "funer"

    Angelo Nannini

    La giornalista Paola Giovanini mette in risalto due straordinari personaggi che hanno fatto cose egregie nello sport del pedale, ma un po' dimenticati.
    Sono il ciclista Angelo Nannini e lo storico massaggiatore Walter Malavolta, scomparso il 19 luglio del 2006. Per quello che hanno fatto riteniamo doveroso dedicare loro questo spazio.

    Nell'ambiente del ciclismo bolognese, chi non conosce Angelo Nannini, detto 'il Nano"? E fra gli amatori chi non si è mai trovato al tacito appuntamento con la famo­sa 'balla del Nano', un paio di volta alla settimana, in un punto ben preciso che cono­scevano tutti gli appassio­nati, anche i giovani, giova­nissimi e meno giovani? Un gruppone di trenta-quaranta pedalatori che poi sciamava­no fra campagna e collina, con in testa 'il Nano' a far da battistrada. Personaggio amato, popolarissimo, di grande comunicativa e ge­nerosità, ha fatto il duro mestiere di fornaio e quante volte ha regalato il suo pane fresco agli amici! Da ragazzo, Nannini, nato a Monte San Pietro il 18 settembre 1943, è stato Allievo nella Ravonese e come dilettante, da amatore Udace, ha vinto tanto. "Vittorie che non contano nulla, ma mi sono divertito moltissimo"', Angelo minimizza con la sua contagiosa simpatia. Mi porta una cartella di vecchi ritagli di giornale che parlano delle sue imprese e tante fotografie per lo più in bian­co-nero dei suoi arrivi vittoriosi.

  • Avvocati, notai e magistrati ciclisti

    Per la verità, i fratellii sono tre più una sorellina, al secolo, Jonathan Joseph, Sebastian David, Florian e Annaluna.

    E' un gruppo che nel tempo libèro pedala forte partecipando a manifestazioni di tutto rispetto, come Granfondo. Giri impegnativi, ma soprattutto i Tricolori forensi. Fanno parte dello lus Bologna che, come si leggerà nel testo dedicato alle società, è presieduto dall'avvocato Manlio D'amico. I soci sono una quarantina. Vediamo i più significativi.

  • C'era una volta il raduno di via Vittorio Veneto

    Raduno Bar Vittorio Veneto

    Sì, c'era una volta perché da alcuni anni non c'è più.

    Lo organizzava la cicloturisti­ca Dopolavoro Monopoli di Stato, divenuta in seguito Elleppi, con la collaborazione del Bar della via di Dario Degli Esposti. Un radu, no molto sentito che aveva sempre avuto oltre quattrocento parteci­panti. Un vero peccato che l'ini­ziativa sia andata in pensione, non ci resta che sperare che un giorno possa essere ripristinata.

     

     

  • Caro amico ti scrivo

    Walter Malavolta

    Caro Giorgio Ventura, ti scrivo queste brevi note anche se so che non le potrai mai leggere perché non sei più fra noi.

    Purtroppo il primo maggio del 2003 ci hai lasciati dopo una seria ma­lattia ed io ti piango sempre. Per me sei stato non solo un grande amico, che è già tanto, ma anche un insegnante prezioso riguardo alle te­matiche del ciclismo. Quando il Resto del Carlino, circa trent'anni fa, mi chie­se di scrivere articoli sullo sport del pe­dale, di questo settore molto complesso ne sapevo pochissimo, ma tu, con tanta pazienza e capacità, me ne spiegasti le varie sfaccettature, soprattutto la strana, intricata e per molti versi incompren­sibile terminologia. In pratica, il gergo che non è comune a nessun altro sport. Scatto del fagiano, grosso, scollinare, il Garibaldi, trenino succhia ruote, finis­seur, grimpeur e tante altre definizioni del genere, non sapevo nemmeno che esistessero, ma tu, amico fraterno, me le hai spiegate in modo eloquente. Si, credo d'essere stato un buon..."scola­ro", ma è indubbio che se l'ostica mate­ria sono riuscito a capirla in tutta la sua complessività, il merito va al mio mae­stro. Ora molti addetti ai lavori mi con­siderano una sagace... "penna" riguardo al ciclismo, ma se questo è vero lo debbo soprattutto a te, ai tuoi insegnamenti. Caro Giorgio, ho voluto ricordarti così nel quattordicesimo anniversario della tua prematura scomparsa. Ciao, Romano.

     

  • Da Tagliavini, in via San Felice, fra le tante stoffe si parlava di corridori

    Quello era un luogo d'appuntamento nelle mattinate dei giorni feriali per gli amanti del ciclismo bolognese.

    Il riferimento è al negozio denomi­nato Tagliavini e gestito da Angelo Bentivogli (morto il 17 marzo del 1997) che si trovava all'inizio di via San Felice, quasi accanto al Circolo Atc Giu­seppe Dozza. Angelo era il 'deus ex machina' della ciclistica Stracciari — Cebora (ex Culligan) e, come detto, il suo locale di stoffe e tendaggi era il punto di riferimento per molti personaggi innamorati del ciclismo per radunarsi e par­lare a ruota libera dello sport che prediligevano. Quel negozio non esiste più, al suo posto ce n'è uno di tutt'altro genere.

    Gli habitués mattinieri erano soprattutto Adolfo Pizzoli, presidente della Mauro Pizzoli; Giuliano Fanti, presidente della Stracciari; Paolo Benfenati, un appassionato che ogni do­menica era al seguito delle gare; Luciano Gabrielli, diesse della Calderara; il giornalista-pubblicista Giorgio Ventura (questi purtroppo sono tutti scom­parsi); Cesarino Carpanelli, ex corridore; Dante Guidi, diesse della Galliera, e anche chi scrive queste note.

    Il "pieno" c'era soprattutto nei mesi invernali, quando il ciclismo pe­dalato era in letargo e perciò teneva banco quello parlato. Si consideravano prevalentemente i probabili trasferimenti degli juniores e dei dilettanti da un club all'altro, pane fragrante per chi era alla ricerca di notizie di prima mano da trasmettere ai giornali, come per l'appunto allora era l'autore di questo libro, al quale — è superfluo dirlo — oggi quei personaggi mancano molto.

     

     

  • Dante Guidi, gran maestro dei tre "moschettieri" della Galliera

    Dante Guidi, nato a Galliera il 3 settembre 1950, non ha lasciato traccia da corridore ma da diesse ha fatto cose egregie, soprattutto nella Galliera, guidando alla vittoria dall'ammiraglia molti allievi, in prima fila Marco Bo­netti, Andrea Tedeschi e Alberto Rimondi, tre amiconi per la pelle che pro­prio per questo erano soprannominati "I tre moschettieri".

    Erano strettamente legati e fedeli al motto, "Tutti per uno, uno per tutti", preso a prestito dal famoso romanzo "I Tre Moschettieri" di Alessandro Dumas. Marco, Andrea e Alberto erano sempre insieme sul finire egli anni ot­tanta e talmente uniti in corsa, al punto che se uno andava in fuga gli altri due fungevano da stopper impedendo agli inseguitori di andare a ripren­derlo. Una tattica studiata a tavolino e che sovente si dimostrava vincente come testimoniano le trenta vittorie che il terzetto portò a casa complessi­vamente nel periodo 1987-1988.

  • E' ritornato il Giro d'Italia per dilettanti

    Giro d'Italia dilettanti

    Dopo cinque anni d'assenza, la corsa rosa per i... "puri" Under 23 si è ripre­sentata sulle nostre strade organizzata dalla Nuova Placci Bubano (Imola) del presidente Marco Selleri.

    La vittoria finale di questa quarantesima edizione è andata al russo Pavel Siva­kov, mai primo sul traguardo nelle sette frazioni, comprese due semitappe, ma primo nella classifica finale in virtù del­la sua regolarità, così come fece Franco Balmamion quando s'impose nei giri d'Italia per i professionisti del 1962 e 1963.

    Trnando al Giro Under 23, la prima tap­pa è stata vinta da Neilson Powles (Ber Man); la seconda è andata a Alexander Riabushenko (Palazzago); la terza a, Mark Padun (Colpack); la quarta a, Ja­sper Philipsen (Dvel); la quinta (semi­tappa) a, Lucas Hamilton ( Scott); la se­sta (semitappa) a, Fracsco Romano della Palazzago (unico successo italiano) e la settima e ultima, a Jai Hindley (Scott). Quanto alle maglie, la rosa del primato, come detto, la conquistata Pave! Siva­kov; la verde destinata al miglior scalatore l'ha presa, Nicholas Dlamini; la bianca di miglior giovane l'ha ottenuta Sivakov; l'azzura per i traguardi volanti se l'è aggiudicata Alvaro Jose Hodeg e la nera dell'ultimo in classifica è finita sulle spalle di Marco Ranieri. Padrino della manifestazione, il grande Eddy Merckx.

     

  • Giampaolo Scalorbi, un presidente con la bici in spalla

    Conosciamo Scalorbi da più di un ventennio e non c'era mai capitato di vederlo portare la bici in spalla.

    Di solito è la bici che porta chi pedala e non viceversa, a meno che non si tratti di cross nel qual caso il corridore è costretto spesso caricarsi in spalla il mezzo meccanico per superare sentieri scoscesi e fangosi, dato che quell'attività si svolge in gran parte fuori strada. Evidentemente Scalorbi, presidente della ciclistica Villafontana, quando non è impegnato alla scrivania per sistemare le scartoffie societarie oppure in moto per seguire le corse, si diletta di cross. E' una passione che non gli conoscevamo e ci fa piacere averla scoperta. In fondo sempre di ciclismo si tratta, anche se quella specialità non è nelle nostre corde. Questione di gusti, naturalmente.

     

     

  • Il sindaco Dozza era iscritto al Pedale Bolognese

    Strade Bianche

    Se questa che ci accingiamo ad evidenziare non è una curiosità, non sappiamo proprio quale altra possa esserlo.

    Certamente molti appassionati di ciclismo - soprattutto fra coloro che agli "anta" non ci sono ancora arrivati - non sanno che l'indimenticato sin­daco di Bologna Giuseppe Dozza è stato socio del Pedale Bolognese. Si iscrisse il primo dicembre del 1945 e rimase socio fino alla fine dei suoi giorni, giunta il 28 dicembre del 1974 all'età di 73 anni.

    Era nato in via Orfeo il 29 novembre del 1901. E' passato alla storia di Bologna (e non solo) come il sindaco della Liberazione. Restò in carica per 21 anni e precisa­mente dal 1945 al 1966. Altri tempi, decisamente migliori di quelli che stiamo vivendo, soprattutto per quanto riguarda le istituzioni cittadine.

     

     

  • Il tulipano dei fratelli Contri

    Erano assieme nella Ravonese da ragazzini, erano insieme nella Stracciari Cebora da dilettanti e insieme sono anche adesso che la bici l'hanno attaccata al chiodo.

    Il ri­ferimento è ai fratelli Gianfranco e Alessandro Contri, classe 1970, il primo; classe 1968, il secondo. Figli d'arte (il pa­dre Armando è deceduto il 23 dicembre del 2010 dopo aver vinto una quarantina di gare e conquistato tre titoli italiani),

  • La "Corte del Duca" di Adler, un campione diventato chef

    E' una storia che merita di essere raccontata questa di Adler Capelli che nel pieno delle forze, a ventisette anni (è nato a San Pietro in Casale l'otto novembre del 1973), nel 2000 ha lasciato il ciclismo per darsi con successo alla ristorazione.

    Il suo ristorante-pizzeria di Galliera, "La Corte del Duca" è sempre pieno di clienti ansiosi di gustare le ottime pizze e la buona cucina tradizionale. 

    Dunque, bravo Adler capace di prendere il coraggio in mano per farsi una posizione invidiabile in età ancora ottima per conseguire altri successi prestigiosi in veste di atleta. Ricordiamo che Adler è stato un grande nel ciclismo dilettantistico, soprattutto in pista, dato che ha vinto due Mondiali nell'inseguimento a squadre (a Manchester nel 1996 e a Perth, in Australia, l'anno dopo), ot­tenendo anche il quinto posto nel chilometro da fermo alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 e il quarto in quelle di Atlanta del '96.

  • La Coroncina, dietro gli articoli religiosi il Velo Sport Reno

    Questo negozio, sorto nel 1694, si trova a Bologna all'inizio della cen­tralissima via dell'Indipendenza e ha una storia molto interessante riguardo allo sport delle due ruote a pedale, dato che ha visto nascere il Velo Sport Reno nel lontano 1908 e poi l'ha seguito finché è rimasto in vita (1950).

    Il titolare della Coroncina era Vittorio Sancini, scomparso il 10 dicembre del 1990: in gioventù fu un ottimo dilettante e vinse diverse corse, in buona parte per distacco. Della Coroncina c'è da dire che in quel negozio di articoli religiosi e da regalo si è respirato tanto ciclismo poiché fungeva anche come sede del Velo Sport Reno, essendo il titolare padre di Renata che fu una delle prime donne a correre il Giro d'Italia versione rosa. Renata sposò poi Giorgio Mon­dini, un bel corridore giunto al professionismo.

     

     

  • La lunga storia del Comitato Regionale e di quello Bolognese della Federciclismo

    Comitato Regionale Emilia Romagna della FederciclismoSì, è una lunga storia che si perde nella notte dei tempi quella del Comitato Regionale dell'Emilia-Romagna delle Federciclismo.

    Una storia che, si dice, sia iniziata prima del secondo conflitto mondiale, ma certezze non se ne hanno, poiché molti asseriscono che la nascita sia avvenuta subito dopo la guerra.

    Chi avrà ragione? Qualcuno si chiederà: "Ma, su in Comitato non c'è la relativa documentazione?"
    No, perché durante il trasloco da via dell'Indipendenza a via Tebaldi, dove il Crer dimora ora, tutto è andato perduto.

    Chi scrive queste note, negli novanta ebbe l'incarico di addetto stampa del Comitato, pertanto da quella data in poi la sua storia la conosce. Prima, buio assoluto.

    Bene, iniziamo da qui ad elencarne i presidenti del Crer, ma non prima d'aver detto che inizialmente la Federazione aveva nome UVI, che tradotto significava Unione Velocipedistica Italiana, la denominazione FCI, Federazion Ciclistica Italiana l'assunse in seguito.
    Come accennato, ecco i presidenti del Crer che tutti ricordiamo: Oscar Pirazzini, Gianpaolo Balotta, Gianni Sinoppi, Gabriele Evangelisti, Sauro Bassetti, Celestino, Salami, Davide Balboni, Giorgio Dattaro, quest'ultimo tutt'ora in carica.

     

    .... E quella del Comitato Bolognese


  • La prima volta di Paolino Cocchi

    Paolino Cocchi

    Chiamatela curiosità, oppure una pagina estrapolata dall'albo dei ricordi, ma ciò che ci accingiamo brevemen­te a raccontare è una storia interessante che verte sull'ot­tantottenne Paolino Cocchi, presidente del Pedale Bolo­gnese dal 1972.

    Ferragosto del 1947, Cocchi, che allora abitava a Faenza, venne a Bologna a far visita ai parenti e saputo che all'in­terno dell'Ippodromo dell'Arcoveggio si svolgeva una gara ciclistica in circuito chiese a un parente di prestargli la bici da corsa in modo da poter partecipare alla manifestazione.

    Richiesta esaudi­ta, bici a sua disposizione e così s'iscrisse alla gara. Dopo aver sostato in mezzo al gruppo per quasi tutto il percorso, nel finale operò uno scatto che lo portò a tagliare il traguardo in prima posizione sorprendendo tutti. Fu la sua prima e unica vittoria. Ottenne però anche un ottimo quarto posto nel campionato Dace (divenuto poi Udace) che si svolse a Bologna.

     

     

  • Loris Lipparini deus ex machina della Granfondo Carisbo

    Loris Lipparini

    Fra gli anni Novanta-Duemila, Loris Lipparini, nato a Bologna il 31 agosto 1939, è stato per otto anni consigliere regiona­le della Federazione ciclistica, nel Co­mitato regionale emiliano-romagnolo, nonchè responsabile del cicloturismo.

    Fondatore e coordinatore per un quar­to di secolo del gruppo cicloturistico `Cierrebiclub'. Ha organizzato ventitrè edizioni della `Granfondo permanente Carisbo' (23^ edizione nel 2008).

    Nella foto, un momento di una premiazione `Granfondo Carisbo': da sinistra, Loris Lipparini, Adriano Amici (organizzatore di molte gare come il Giro dell'Emilia, la Coppi e Bartal i , il Trofeo Beghell i , per citarne alcune) e Orlando Maini, in quel periodo direttore sportivo della Lampre.